“Questo compromesso si chiama accettazione. Ma a me ripugna tale termine e voglio essere tutto o nulla. Se scelgo l’azione, non crediate per questo che la contemplazione sia per me come una terra sconosciuta. Soltanto essa non può tutto darmi, e, privato dell’eterno, voglio allearmi al tempo.” (A. Camus: Il mito di Sisifo)
Il Tutto e il Nulla sono, in fondo, la sostanza e la forma dell’Essere. Questa infinita potenza, infatti, contiene ogni cosa ed ogni cosa al suo interno esiste in concreto, in un continuo divenire che, di per sé, conserva la somma del Tutto sempre uguale a se stessa.
Questo moto “immobile” di trasformazione circolare che sembra creare e distruggere i diversi momenti dell’Essere non è, forse, ciò che noi chiamiamo Tempo? Come nel dispiegarsi cangiante di un vero e proprio “Ethos” insito nell’immutabilità del “Logos” universale, e sua vera Natura, in continua oscillazione tra inizio e fine, concentrazione e dispersione, regola e desiderio, abitudine e novità, vincolo e scelta, gioia e sofferenza, vita e morte…un istinto di conservazione tramite il cambiamento e di cambiamento tramite la conservazione permea di sé l’intero universo ed assomiglia così tanto a ciò che potremmo definire Amore.
L’Amore, quindi, dà sostanza al Tempo mentre il Tempo gli restituisce le sue forme. E’ come se ”a-mor, a-moris” nel travolgere “mos, moris” forgiasse sempre nuovi “mora”. E’ come se fosse l’Amore ad imprimere quell’impulso che provoca il cambiamento di stato in ciò che compone l’Essere e ad alimentare il Tempo stesso, spingendolo verso quei suoi “indugi” sempre nuovi che chiamiamo attimi.
“Allearsi al tempo” significa quindi amarne il “fieri” e, di conseguenza, accettare noi stessi come “indugi” del tempo stesso, momenti nuovi ed irripetibili di un qualcosa che si ripete e rinnova da sempre.
Chi non si è chiesto almeno una volta perché è proprio “L’Amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso XXXIII,145)?
© Matteo Fulgenzi